Adria - Ha esposto alla
sala Cordella, la pittrice tedesca Heidi Guhl Matuschka. L' artista, nata ad
Amburgo, ha vissuto in quella città la sua giovinezza. Influenzata dalla
formazione artistica e dalla sua cultura musicale (organizza tuttora
concerti di musica classica), ha lavorato come scenografa in vari teatri ed
in altre strutture pubbliche e private come designer. Attualmente cura
personalmente numerose sfilate internazionali. Il suo curriculum è assai
vasto in quanto ha operato a New York, Firenze, Roma, Bologna, Berlino,
Londra, Hong Kong. E’ docente all’Università Meisterschule fur Mode di
Monaco dove vive solitamente. Da diversi anni, nel periodo estivo, ha scelto
il territorio bassopolesano dal quale trova ispirazione per le sue nuove
opere. Infatti, per parecchi periodi dell’anno, vive ad Albarella e da qui
si spinge nel Delta. Tali premesse, ci potrebbero indurre a credere che si
tratti di una paesaggista o impressionista che cerca nell’originale
paesaggio deltizio, materia per il suo lavoro. A dire il vero, Matuschka ha
iniziato il suo percorso artistico con lavori post-impressionisti per
arrivare poi ad esprimersi con un linguaggio, sempre coerente, che trova
materia d’ispirazione nelle avanguardie del ‘900 proponendoci a tratti
pittura metafisica, surrealismo, arte informale europea ed americana,
pop-art. Il suo mondo (contemporaneo) è legato strettamente alle civiltà del
passato. Infatti, sono molti i suoi quadri che ci “parlano” degli dei o dei
popoli antichi (assiri, babilonesi, egizi, ecc.) e da ciò nascono visioni
incantate e simboliche di una realtà quasi arcana in cui tutto pare
indefinibile. Gli elementi sembrano statici ed estranei tra loro e domina un
silenzio assoluto, che incute sgomento. Tematiche proprie della pittura
metafisica che aprono e anticipano il surrealismo dei lavori che seguono.
Dall’essenza delle cose alle quali corrisponde l’immagine di sogno, questo
diventa determinante nel surrealismo attraverso il quale si rivela l’intima
natura umana da rappresentare con immagini libere e senza condizionamenti.
L’artista, però, si spinge ancora più avanti per arrivare alla pop-art che
Matuschka non svilisce proponendo immagini divulgate dai mass media
rivalutando la forma concreta della vita di tutti giorni. Infatti, sa
inserire ampie denunce sociali e ideologiche tanto che alcuni suoi quadri ci
fanno pensare a Pollock o Willem de Kooning. I due colori privilegiati dalla
pittrice in questa sua fase, il bianco e il nero, e le sue forti pennellate
sono in forte contraddizione e contrapposizione tra loro e alludono alla
lotta tra le speranze e la dura realtà. D'altronde i titoli dei suoi quadri
sono eloquenti: l’altezza sprofonda nell’abisso, concepimento e destino, il
silenzio dell’assenza di risposte, abbondanza e vacuità, sono tutto e
niente, nascita e destino, ecc. Messaggi che non lasciano intravedere
speranze nella condanna della società opulenta del benessere e pongono
quelle domande esistenziali sul destino, la felicità ed il futuro dell’uomo
che non hanno risposta. “Un’avventura dell’anima, tra fantasia e dimensione
onirica” è stata definita la pittura di Matuschka che usa pochissimo colore
con tonalità fredde in cui l’elemento grafico è il disegno che occupa il
centro dei suoi quadri dove spesso i protagonisti delle sue immagini sono
donne stilizzate che ci riconducono alla professione dell’artista.
Concludendo, si può dire che con la sua opera Heidi Guhl Matuschka
tratteggia la storia dell’uomo dalle sue origini sino ad oggi. Ma più della
storia e delle vicende umane, analizza l’uomo nei risvolti dell’anima e
della psiche trovando sempre materia più che sufficiente per approfondire un
discorso filosofico-antropologico-psicologico che si rifà spesso a C. G.
Jung e che accresce ed avvalora la già sua corposa e significativa poetica
artistica.
Nicola Berti |